martedì 17 aprile 2007

DIARIO: Quando le tovaglie fanno il giro del mondo



Quando le tovaglie fanno il giro del mondo


Sono a Shanghai da sola.
Ho deciso di rimanere qui nonostante Marco abbia insistito parecchio per farmi rientrare assieme a lui in Italia, e non lasciarmi da sola.
Ho deciso così perché l'avventura mi piace, mi sta proprio piacendo, e vissuta da sola diventa ancor più "avventurosa".
Non credevo.
All'inizio ero un po' titubante, la prima volta che Marco mi ha abbandonato credevo che la città mi avrebbe fagocitato senza lasciare di me la minima traccia.
Qualcuno dall’Italia avrebbe cercato di mostrare una mia foto a qualche negoziante (miope per forza di cose e di etnia) della strada in cui abito, ma nessuno avrebbe dato cenno di avermi mai visto….
Invece, giorno dopo giorno, la sensazione di quanto fosse speciale tutto quello che stiamo facendo mi ha catturato.
E' un'avventura il quotidiano, una continua scoperta andare a fare la spesa, avere la sensazione di penetrare a tratti questa nuova cultura, solo osservando le persone.
Al mercato, un po' di tempo fa, un cinese dormiva dentro uno scomparto della verdura, tra un mare di patate e un lago di insalata; l'altro giorno una guardia all'ingresso di un locale, dove si teneva una festa privata, dormiva seduta su una sedia incastrata nella porta girevole, così si sarebbe svegliato se qualcuno avesse cercato di entrare, e dorme ogni sera, con la testa sulle braccia incrociate, appoggiate sul tavolo, la signorina della reception della palestra.
E’ una piccola avventura cercare i colori di questa città che apparentemente sembrerebbe grigia oltre ogni limite, mentre fiori e frutti di tutte le specie e le razze decorano una quantità infinita di giardini e sono venduti anche nel più piccolo spaccio.
E’ entusiasmante scoprire quanti palazzi vecchi creino piccole strade senza uscita (lane), piene di colore e gente sorridente, e scoprire che il bucato si stende su enormi bacchi di bambù che escono dalle case e si appoggiano sul primo albero che trovano nelle vicinanze, tuffando tutte le strutture architettoniche ipermoderne in un caos così retrò.
Guardare una vetrina e vedersi arrivare un vecchio passante che ti apre la porta del negozio e ti fa capire che, probabilmente, tu non avevi capito come si girava la maniglia (?).
Andare a fare compere al mercato con le vecchie che ti sostituiscono la frutta nel cesto perché secondo loro non hai scelto quella buona: troppo matura o troppo acerba, non l’ho capito.
Ieri sera sono finita all’inaugurazione di una mostra all’interno di in un loft a bordo "creek" che avrebbe fatto impallidire l’arredatore new yorkese di alcuni degli appartamenti più underground e di classe degli ultimi dieci anni della storia del cinema.
Però sono anche stata in un antro che, per essere definito negozio, abbisogna di parecchia fantasia, un buco sporco e incasinato, con merce esposta ovunque, a rispolverare pezzi, che io intendo di modernariato, tipo un quadro in parte stampato in parte disegnato con intarsi in velluto e per soggetto un patriottico e fiero classico profilo ¾ di Mao.
E uscita di lì mi sono messa sulla strada, non sul marciapiede, ma proprio sulla strada, a comprare vecchie monete per farne ciondoli, scegliendole in mezzo a dei tappi e a dei vecchi fermagli (perché qui non si butta via nulla, si vende e rivende roba che orma è almeno di undicesima mano).
Nella straordinarietà di questa esperienza si palesano anche persone inaspettate.
Ricevo una telefonata, è proprio la sera in cui Marco mi ha lasciato qui, ed ho appena finito di caragnare come un bimbo di tre anni.
Dall’altra parte della cornetta una voce che non sono solita sentire: Valentina, un’amica di infanzia, di quelle che non ti vedi non ti parli, ma è sempre come se ti fossi lasciato il giorno prima e di cui, non sai come, ma sporadicamente recuperi i pezzi di vita necessari a tenere le fila della loro esistenza.
La voce mi annuncia trionfale: mio marito, Carlo, resta a Shanghai per un paio di giorni per lavoro ed ha tutta una giornata libera prima del volo, gli faresti compagnia?.
Così mi ritrovo dall’altra parte del mondo a girare per la città con una persona con cui non sono tanto intima, ma che vanta di diritto un posto nella mia vita in qualità di “marito di”.
La giornata scorre piacevolissima tra mille chiacchiere e giriingiro, e si presta ad interessanti riflessioni sulla vita, la modernità e le radici (si perché i due amici ora vivono anche loro lontano da casa, in Spagna).
Ma non solo, ci rechiamo anche a comprare una tovaglia, nulla di strano non fosse che la tovaglia, dall’Asia, farà il giro del mondo per finire su un tavolo di una casa in Spagna, sarà apparecchiata dalla persona che all’età di otto anni mi insegnava a fare i tuffi in un paesino sperduto della Liguria e mi dimostra che se si cerca l’avventura, la sorpresa e l’inaspettato tutto, ma proprio tutto, può succedere.

domenica 15 aprile 2007

La Venezia Cinese

























Eccovi un assaggio dell'atmosfera di Hangzhou, la Venezia Cinese appunto, che è un lago con isolotti e promontori collegati da ponti di pietra.
Ma devo essere sincera: se il paesaggio è splendido è altrettanto vero che per assaporarlo devi sgomitare con un centinaio di persone per mq (che nelle foto ho fatto magicamente scomparire).

sabato 14 aprile 2007

L'angolo di Simona

Se questo non è un popolo gentile....
cosa accomuna un cane a dei ravioli? Sono entrambi regali che mi ha fatto la mia Ayi con le sue mani.
Il primo è un calzino contenente terra cui lei, con dei legacci e dei semi, ha conferito la fisionomia di un cane e, se non bastasse, dandogli acqua tutti i giorni gli cresce l'erbe sulla testa (che il mattacchione di Pasto ha pensato bene di potare o tosare?!?).
I secondi sono dei mitici ravioli ripieni cinesi, che mi hanno tenuto compagnia nella mia cena in solitudine del venerdì, ma che soprattutto erano buonissimi.



Se questo non è un popolo svelto....
Alla fiera ognuno, si sa, allestisce il proprio stand, e se vieni da lontano può capitarti di avere dimenticato qualcosa, sbalgiato a pensare gli spazi da allestire o lo spedizioniere potrebbe avere smarrito e/o distrutto del materiale. In Cina non è un problema.
Al mattino presto una schiera di brillanti ragazzi, che ingegnosamente lavorano in modo autonomo, girano tra gli stand allo scopo di provvedere a qualsiasi esigenza dell' "esibitore" sprovveduto.
A noi hanno ricostruito la teca di cristallo del modellino che arredava il nostro spazio espositivo, e che era andata distrutta, e chiarito il nostro ruolo professionale, facendo scritte autoadesive da mettere sulla parete.
Ma c'è di più.
Le bollette si pagano in tutti i supermercati più comuni, che sono muniti all'uopo di un simpatico sistema informatizzato. Non so se riusicte ad immaginarvi la potenza di informatizzare una città con 20.000.000 abitanti e altrettanti apparati.

Se questo non è un popolo sportivo....
Oltre a fare Tahi chi tutto il giorno, i cinesi si fermano spesso per strada o nei giardini dove hanno a dipsosiizone diversi antenati pubblici e di acciaio dei nostri step e cyclette e, se poi si annoiano, proseguono ballando il tango in alcuni luoghi di ritrovo.




Ma non è tutto oro quel che luccica....
Qui non ci sono fusi orari interni nè tanto meno ora legale, perciò fa giorno pieno già alle 6 del mattino e continua a fare buio, sic!, prestissimo.
Inoltre, un'abitudine cinese consiste nel portare i bimbi di due o tre anni in giro, con il loro passo incerto, vestiti con dei pantaloni che sono completamente aperti per tutta lalunghezza del cavallo (dalle chiappe al pancino) allo scopo di evitare il pannolino ed averli pronti ad "evacuare". Questo dovrebbe far sorridere Beppe ed allietare i suoi credi ambientalisti (per i quali faccio sempre un tifo sfrenato).

Rubrica linguistica

L'intevento di Carlo ha decisamente aperto le porte ad un angolo dedicato agli aneddoti culturali e o linguistici, cui mi auspico Pietro e Mimmo daranno il loro contributo.
Insomma, dopo il nero china, vorrei dire che la stampa è uno degli aspetti che maggiormente ci lega a questo paese, almeno dal punto di vista etimolgico.

Dopo un mese di studio della lingua, infatti, ho trovato solo tre parole che sembrano avere una radice comune all'italiano, e una di queste, quella la cui origine mia pare più certa, è Tazebao. Bào in cinese è il giornale e ta zhe significa grandi caratteri.
Da qui Tazebao, giornale a grandi caratteri, che significa giornale o pubblicazione di propaganda.

La seconda parola è Cesuo che indica il bagno e che sembra essere il nostro "cesso", cui noi conferiamo un'accezione linguistica negativa a causa -penso- del suo insolito e sgardevole suono, che potrebbe essere la dimostrazione del fatto che è una parola non propriamente appartenente al nostro panaroma linguistico.

La terza, e per ora ultima, è Zou Zou, che significa girovagare senza meta e da cui io, arbitrariamente, ho deciso derivi il nostro andare a zonzo.

S' (cioè quattro)

Senza dimenticare il primo compleanno cinese dell'ingegnere (il 32° anagraficamente parlando), che si è svolto tra un aperitivo e una cena davvero memorabile nel mitico Wampoa resturant.
Pensate come svecchia come questo posto: abbiamo addirittura proseguito la serata in uno dei locali più affollati della città, dove abbiamo raggiunto il mitico Rob che ci lavora e che, da vero gentiluomo, ci ha offerto il bicchiere della staffa.

San ( cioè tre)

Poi Marco è tornato dall'ennesima spedizione lavorativa e con lui è arrivato il mitico Pasto a farci compagnia.
Tutti insieme ci siamo messi all'opera per allestire lo stand della Martinoli al salone nautico.

Er (cioè due)

Poi la mamma è partita, e l'addio è stato struggente, con un tassista cinese che la consolava in una lingua a lei ignota.
Io sono stata più fortunata:i miei nuovi amici danesi hanno raccolto i miei 1000 pezzetti e mi hanno portato in gita a due ore da qui, nella venezia cinese.
Ve li presento sono Teresa e Biorn.


Yi (cioè uno)

Eccomi qua con un report fotografico sugli ultimi accadimenti:

Come nella migliore tradizione italiana la "mamma" è venuta a trovarci per dieci giorni, in concomitanza con la pausa naizonale del campionato.
Per informazione, aveva già acquistato il bliglietto dell'aereo prima ancora che io e Marco acquistassimo il nostro per trasferirci qui.
























La permanenza è stata fantastica e, con la scusa di gironzolare con lei, ho scoperto tantissimi nuovi "angoli" della città.