venerdì 16 febbraio 2007

Non ci siamo!!!

Come i meglio informati gia' sapranno, siamo in vacanza mielosa in Australia fino ai primi di marzo.
Ora siamo a Coral Bay, nel NW, un mucchietto di case e campeggi alle spalle del Ningaloo Reef che sembra un paradiso da sogno dell'americano medio. Molto, molto rilassante...

Se avremo modo vi aggiorneremo!!!

A presto

M&S

giovedì 8 febbraio 2007

L'angolo di Simona: usi e costumi

Il rispetto delle cose personali
In questo paese l'individuo è rispettato anche attraverso la cura di tutto ciò che gli appartiene. Si comincia dal nome che, scritto su un biglietto da visita, deve essere "impugnato" con entrambe le mani per dimostrare di usare il dovuto riguardo non tanto al singolo pezzo di carta quanto all'intero essere cui il biglietto si riferisce. Si prosegue con il tempo, ritenuto anch'esso un bene personale con un suo intrinseco valore, che necessita, quindi, di essere rispettato attraverso l'istituto della puntualità (che sono la prima a non avere mai rispettatto in terra madre). Si finisce con la casa che sembra essere un simulacro della persona. Se qualcuno entra in casa tua, per prima cosa si toglie le scarpe o, sulle stesse, indossa delle pantofoline azzurre di plastica, fatte come i sacchetti domopac con cui si conserva il cibo. Nessuno si permette di sporcare la casa d'altri. Io lo reputo un gesto di enorme civiltà. Quando ho ordinato la prima spesa a domicilio, il ragazzo che me l'ha consegnata è stato tanto in imbarazzo perchè non voleva entrare in casa e non sapeva come e dove lasciare le scatole, perciò le ha sospinte dall'uscio una per una con delicatezza estrema. In un modo così "carino" come non mi era mai capitato. E' davvero piacevole la sensazione che si prova nel ricevere simili riguradi, usati con un misto di spontaneità e "tassatività" (un mix insolito e suppongo tipicamente orientale) tali da risultare, davvero, come una parte impresecindibile della personalità di ognuno qui.
Gli imballaggi
La cura per i dettagli emerge da diversi aspetti: la cura per i fiori ed i giardini, l'attenzione usata entrando nelle case d'altri e gli imballaggi. Al supermarket ogni acquisto che fai sembra un piccolo dono esclusivo. La frutta è venduta singola, contornata di carta che fa sembrare tutto un regalo. Tre piccole verze allungate stanno in un pacchetto molto stretto, perfettamente su misura: non ingombra nel sacchetto, non è sottovuoto, ma non contiene aria e sembra fatto apposta per te. I cereali all'interno delle classiche scatole di carta sono imballati a porzione. I singoli rotoli di carta igenica allìinterno del pacco famiglia sono confezionati uno per uno. Le scatole con cui ti recapiatno a casa la spesa sono opere di arte contemporanea: tutto è suddiviso e risuddiviso in scomparti creati con folgi di cartone. Certo al mercato di piazza non è così, ma nemmeno da noi al mercato le cose sono vendute come nei negozi, con lo svantaggio che nemmeno le nostre drogherie più care abbelliscono i prodotti come fanno qui al supermarket.

L'uomo con la scimmia
I controsensi della città si esprimono in vari modi. Dalla vicinanza di case alte un piano ai grattacieli alti 100; dalla compresenza di ristoranti, di una tale bellezza ed eleganza come da noi si stenta a trovarne, con gente che cucina per strada (in negozi che si prolungano proprio sul marciapiede), dalla comune camminata di uomini che si accompagnano mano nella mano ad una scimmia, per chiederti dei soldi, con quella di manager vestiti così bene che da noi nemmeno il "Tronc" riuscirebbe a tenergli testa.

L'angolo di Simona: consigli utili per chi si dovesse trasferire…. dopo di noi!!!

Le guardie (ancora!) e i segni convenzionali
In casa la qualità dell'acqua lascia un po' a desiderare, va bene per cucinare e lavarsi, ma il disinfettante che vi aggiungono risulta un po' nauseante se preso puro nel caffè.
Così è abitudine degli expat -fedelmente riportataci da Elisa- di munirsi dei mitici "boccioni da ufficio" che forniscono acqua naturale dal non-sapore perfetto.
La procedura di acquisto di tali boccioni -sempre secondo Elisa- dovrebbe essere facilissima, proprio perchè ogni bravo shanghainese usufruisce degli stessi con fornitura periodica, e consitere nel richiederli via telefono al manager office del compound , che parla un buon inglese.
Detto fatto.
Marco ha telefonato e chiesto di ordinare i boccioni, ripetendo più volte la parola "water".
L'interlocutrice, però, gli ha stranamente riattaccato il telefono senza fornire spiegazione alcuna.
E qualche istante dopo chi è arrivato???
Due mitiche quanto trafelatissime gurdie alla ricerca ....di un ALLAGAMENTO nell'appartamento!!!!!!!!
Una si è prontamente diretta negli ormai noti sgabuzzini sul pianerottolo (gli stessi che contengono i contatori), a controllare i tubi dell'acqua.
L'altra, molto più inquieta, armata di pila ben accesa, ha percorso a gran passi tutta casa cercando ovunque possibili tracce dell'imminente disastro.
Ma come avrebbero potuto rompersi i boccioni se nemmeno li avevamo potuti comprare?
Altro peculiare dettaglio è che la guardia in casa ha poi ripetutamente tentato di cominicare con noi a gesti, probabilmente -e giustamente dal suo punto di vista- per chiedere perchè avessimo dato l'allarme allagamento quando di acqua in giro non c'era traccia.
Certo paese che vai .... perciò anche il linguaggio dei gesti, proprio quello che a noi riteniamo esere "universale", qui risulta essere completamente diverso.
Il gesto inquisitorio che continuava a ripetere era dato da una mano a conchetta nella quale si muoveva buffamente in modo rotatorio (tipo mulinello) l'indice dell'altra mano (tipo da noi il segnale al barista per avere un caffeè o quantomeno un cucchiaino).
Ma voi non vi sentireste un sacco al sicuro sapendo che è sufficiente schiacciare un tasto o fare una telefonata per ricevere un immediato "aiuto"?
Io lo trovo eccezionale!

mercoledì 7 febbraio 2007

Ma cosa c'è fuori dalla porta?

Potremmo essere da qualunque parte nel mondo, vero? In realtà un appartamento con lo studio semiovale potrebbe essere anche a Brugherio...

E invece no! Vi vorrei provare che siamo a Shanghai, e più precisamente, in qualche occasione, in una bellissima Shanghai!!!

Certo, è una realtà un po' diversa da quella cui siamo abituati, è grande in un modo diverso.

Non solo ha circa diciottomilionidiabitanti, non solo si estende per decine di chilometri in tutte le direzioni, non solo ha centinaia e centinaia (migliaia?) di grattacieli... è fatta di cose grandi!

Le strade sono a sei, otto, dieci corsie, alcune addirittura sono sormontate da una superstrada altrettanto larga. Per attraversarle si usano soprapassi con rampe e corsie come le nostre autostrade...

I block, ovvero gli isolati, hanno lati di centinaia di metri, e spesso contengono una sola costruzione ciclopica, magari un grattacielo con un porticato colonnato alto 40 metri o un centro commerciale di dieci piani di morbidezza...

Anche i cinesi sono alti! Mica nanerottoli come ci danno a credere, nonstante i più maligni stiano già pensando che dal mio punto di vista sembra alto anche Tom Cruise vi assicuro che la statura media, almeno qui, è in linea con la nostra!

Ma passiamo a cose più amene. Casa Shanghai!
Intanto vi mostro il nostro piccolo condominio.

Avendo solo 18 piani è di gran lunga il più piccolo del complesso, ma per questo ci è anche più simpatico!

La nostra vetrata è la quarta dal basso, per intenderci.

Quello a fianco è un grattacielo di uffici, ma è ancora in costruzione. Peccato perchè l'avrei trovato quanto meno comodo...

Andando un po' a zonzo nel compound si vedono diverse cosette carine, almeno per lo standard metropolitano vigente.

Tra i palazzi ci sono stradine lastricate e un po' di verde, ben tenuto. Non sembra di essere in campagna ma...

Proprio nel centro del compound c'è un laghetto artificiale, attraversato da un classico ponticello cinese (giapponese?), con piante acquatiche, pagode, aree attrezzate... c'è anche una canoa!



La costruzione dietro al parco giochi per i bambini è il club, e contiene una psicina coperta, una palestra su due piani, sauna, bar, sale giochi ecc. Se venite a trovarci abbiamo anche la tessera per gli ospiti, portate il costume!

Girando un po' si vedono divertenti mix di classico e moderno, e questo forse è uno degli aspetti più affascinanti della città. Questa costruzione è proprio sul perimetro del nostro block, dietro grattacieli di uffici e il Four Seasons Hotel, in mezzo, con eccellente ristorante (memorabile il brunch di domenica scorsa, ve ne parleremo nel dettaglio!).

Abbiamo anche girato un po' la città, vi mostro qualche scorcio.

Questo è il Bund, il vecchio cuore politico e commerciale della città coloniale. Ci sono molti bellissimi palazzi Art Decò e molti locali molto in!

Questa è la vista di Pudong, la zona nuova della città che si affaccia sul Bund. Fa una certa differenza...

Il Bund si affaccia sul fiume Huangpu, un affluente dello Yangtze navigabile ed usato come porto della città per secoli.


Quella alle mie spalle è l'Oriental Pearl TV Tower, il simbolo della Shanghai moderna, nient'altro che un monumento alla grandeur della nuova metropoli orientale. Impressionante.

Uno scorcio tipico della zona centrale, in Piazza del Popolo.

Vista dell'occidente dal soprapasso di Yan'An Road in Piazza del Popolo. La strada è su due livelli, e da qualche parte in fondo a destra c'è casa nostra!

domenica 4 febbraio 2007

Plego... entlale... Palte seconda

Finalmente possiamo avventurarci lungo il fantastico e misterioso corridoio!

Alla nostra destra troviamo subito la camera degli ospiti, accogliente e tranquilla in attesa di ogni valoroso che voglia affrontare il lungo viaggio e venire a vedere de visu che quello che diciamo è tutto vero.

Basta l'atmosfera a mettere tutti a proprio agio!!!



Ecco poi il mitico studio. Ricorderete che si trova in fondo al corridoio sulla sinistra, ed infatti affaccia sulla prestigiosa WeiHai Lu ed i suoi plumbei grattacieli. La dotazione tecnlogica è già di discreto livello, la poltrona letto che ospiterà i più sfortunati promette maldischiena devastanti. La poltrona presidenziale in plastica riciclata, però, mi da una sensazione di potere...















Una rapida occhiata al bagno padronale, giusto per dimostrare che c'è anche quello...

















Tada!!!! Ma chi si può permettere (a parte Nappo sulle sue prestigiose navi) una camera con cotanta vetrata? Ma chi ha la fortuna di vedere a centottantagradi il panorama circostante? Questo è il reale motivo per cui abbiamo scelto questo appartamento. Non la finestra, ma la possibilità di bullarcene!


In realtà è impossibile rendere la camera anche solo vagamente in penombra, fa un freddo infernale e l'isolamento acustico è nullo. Ma vuoi mettere a fare i bohemien da comodino?



Il resto della camera è ben più ordinario, un lettone kingsize di acero transiberiano e un altro maxischermo per addormentarsi guardando i maestri del KungFu Shaolin.



Ah, dimenticavo... C'è anche una cabina armadio, che per Simona sembra risultare un po' strettina!!! Riuscirà ad allargarla abbastanza per ospitare la sua collezione imperiale?!?!?

Plego... entlale... Palte plima

Il nostro mitico appartamento merita una completa visita virtuale!

Si inizia con il prestigioso pianerottolo integralmente rivestito in marmo di Callalang, ricercata pietra locale.

Lo stile è sobrio e l'ambiente spazioso, si passa anche in due senza scontrarsi! Questo crea un certo imbarazzo nei locali, che perdono così l'occasione di verificare la propria esistenza sulla terra.


Entrando ci si imbatte in una prestigiosa scarpiera che accoglie, come usanza locale vuole, le flatulente di ospiti ed abitanti.

Sopra però abbiamo pensato di ingentilire la vista degli sfortunati che si piegano su tanto aroma per slacciarsi i polacchini con due fotografie molto graziose, in particolare quella delle Gine renderà l'operazione particolarmente gradita anche ai montanari nepalesi giunti a piedi.

[ps. cara ale la silvia almeno ti ha ridato la foto che ti ho rubato?]


Ecco il sontuoso corridoio che attraversa come la A4 il prestigioso appartamento.

Per guida del lettore quello immediatamente a sinistra è un videocitofono ultratecnologico con collegamento diretto al Centro Servizi del complesso ed alle guardie della security, ovviamente corredato di iscrizioni in cinese su tutti i pulsanti. Simona vi racconterà a breve come abbiamo scoperto gran parte delle sue funzioni...


A sinistra la zona dining, a destra la zona living. E poi proseguendo le porte, da destra, sono la camera degli ospiti, la camera da letto e, in fondo a sinistra, lo studio.

La portafinestra accede ad una comoda veranda affacciata su WeiHai Lu, strada commerciale e trafficata. Serve da lavanderia e disbrigo, ma è comoda perchè isola dal rumore.

Riconoscerete certamente il tipico arredamento sinosvedese di Ikea, con legni chiari e design minimalista.

La porta scorrevole separa comodamente la cucina.

Qui immaginiamo di dedicarci alla preparazione di succulenti manicaretti per sostenere il peso della lontananza. Stasera spaghetti coi pomodorini... sarà abbastanza cinese?




Ed ecco il salone!
I divani disegnati da un reduce del massacro di Nanchino (somigliano ad una rana cinese che sorride, vero?) non rendono giusitizia all'accogliente colume, che ospita peraltro una mega televisione a schermo ultrapiatto che prende decine di canali cinesi.






Da qui si accede al balcone attrezzato, con vista sul parco interno e sulle decine di piani dei palazzi adiacenti.



Sembra impossibile ma è un posto molto tranquillo e silenzioso, quasi bucolico...










L’angolo di Simona: consigli utili per chi si dovesse trasferire…. dopo di noi!!!

Le utilities di casa
Se non sei un ingegnere elettronico (o almeno un perito) e non ti diletti di fantascienza: non trasferirti qui!
Dopo poche ore dal nostro arrivo abbiamo tragicamente terminato i “crediti” del riscaldamento ed abbiamo, indi, trascorso la nostra prima notte all’addiaccio, muniti del solo lenzuolo portato da casa e dei rispettivi cappotti usati come coperte.
L’indomani, oltre ad avere acquistato un piumone di seta (da queste parti molto più economico di quello di vera piuma), ci siamo dedicati all’attività della RICARICA.
Sembra facile.
L’operazione consta di diversi passi.
Innanzitutto, si devono reperire nell’abitazione le carte magnetiche ricaricabili.
Dopodiché ci si dirige nell’ufficio-gestione del complesso dove, in diverse stanzette, sono situati dei sottouffici per le utenze.
In ognuno di questi si posiziona la carta magnetica su un cyber-supporto che “trasforma” il denaro in unità di consumo.
Poi la signorina ti spiega in inglese (secondo lei) come fare a trasferire la ricarica in casa.
In realtà ti dice in cinese dove è situata nell’appartamento l’apposita macchina preposta a leggere la tessera. Poi te ne mostra un disegno ultra schematizzato e, spiegandotelo sempre in cinese, finalmente si abbandona ad un confortante “press this on the right” e con un amabile sorriso ti saluta.
Così si ritorna nell’appartamento con le idee confuse, consapevoli che la lingua non la si imparerà mai e, soprattutto, terrorizzati dal freddo di casa.
Per fortuna con un po’di ingegno si trova il “contatore”, ci si striscia la tessera sopra e le parole dell’amica cinese (forse perché pronunciate con tanta gentilezza) tornano alla mente, si schiaccia il pulsante di destra e ..dopo un po’… magia: aria calda, acqua calda e luce a gogo.

Lo struscio
Lo struscio è a Shanghai, e temo in tutto il paese, qualcosa di molto poco poetico, certamente asessuato e decisamente fastidioso (ma ahimè solo per gli italiani).
Lo struscio è il solo aspetto poco cortese dell’etnia cinese che abbiamo scoperto sino ad ora.
Fortunatamente lo struscio è democratico, non c’entra nulla la tua nazionalità e si applica in egual modo a chiunque.
Il dogma è questo: se sei sulla strada di un cinese (che sia a piedi, in bici o auto è lo stesso tranne che per gli effetti sul tuo corpo) è meglio, ma molto meglio, che ti sposti ORA!
Il semaforo non esiste, le bici ed i motorini elettrici non frenano né si comprende se sarebbero in grado di farlo, ma soprattutto le persone camminano e non ti vedono.
La loro prontezza di riflessi, la loro attitudine allo “schivare”, che devono essere secolari, li rende immuni dai forti impatti.
Non gode di tali doti la sottoscritta.
Ho, infatti, trascorso tutte le visite nei supermarket e nei luoghi affollati esattamente come in mezzo ad una pista da ballo di liceali nel momento in cui tutti “pogano” su brani hard core.
In libreria, quando l’ennesimo individuo mi ha spostata di qualche centimetro solo nel tentativo di guardare un libro proprio accanto a me, un po’inebetita dall’urto ed estenuata da tale prassi, ho deciso di fare un esperimento “educativo”.
Ho provato ad urtare volontariamente con un “ruso” sulla schiena il tipo di prima, pronta a sorridergli uggiolando un “terribly sorry” non appena si fosse voltato, ma nulla.
Non si è scomposto di un millimetro.
In Italia mi avrebbero gridato ma vaff… e qui ..nemmeno un plissé.

I tuoi migliori amici: le guardie
Dopo avere affrontato 19 ore di viaggio (da casa a casa) ed essere stati accolti da due cinesi (più fortunatamente la nostra cino-mediatrice “Elisa”) allo scopo di sistemare gli ultimi “dettagli” del contratto di affitto, siamo finalmente rimasti soli e tranquilli, comodamente seduti su un divano.
Pregustando una doccia calda ed una divina cena al ristornate francese sotto casa siamo stati colti dall’inaspettato suono del citofono.
Era Elisa che da perfezionista assennata quale è (e meno male perché senza di lei saremmo persi) ha voluto testare il funzionamento del citofono-nonchècontrollerdicasa high-tech.
Sotto ognuno degli ipermoderni tasti che lo compongono c’è, però, un’alquanto incomprensibile scritta cinese.
Non riuscendo a decifrarne il significato, per riuscire a comunicare con Elisa, Marco ha schiacciato tutti bottoni che ha trovato.
Ha così iniziato ad echeggiare per casa una voce di donna registrata che, formulando strane parole con l’intento di richiamare l’attenzione di tutti gli abitanti del palazzo, simboleggiava nel tono un inquietante quanto esplicito avviso di pericolo parecchio, qualcosa tipo “Vi aurodistruggerete tra due minuti… uno ..40s..”.
Fortunatamente si è materializzata una guardia cinese di rara gentilezza e con qualche dente in meno del normale, la quale, forse credendo di salvarci dai criminali e, un po’ delusa di trovare due sprovveduti idioti italiani, ha fatto tacere il chinese scream.

Dopo la cena e un rinfrancante calice di champagne, non paghi della nostra prima conoscenza con un locale, abbiamo deciso di infilare la seconda.
Trascorse ormai 23 ore da che avevamo lascito casa, abbiamo deciso di accendere una stufetta elettrica in camera da letto causando così un “simpaticissimo” salto del contatore.
Purtroppo i contatori sono alloggiati in armadi a muro chiusi cui si accede dal pianerottolo di casa solo se si è in possesso di un chiave.
A chi rivolgersi? Alle guardie!
Scese le scale in pigiama per chiedere aiuto, dopo avere a lungo "maneggiato" con i vetusti fusibili degli impianti cinesi ed aver convinto a gesti la guardia a staccare quello che pensava essere il fusibile del vicino (assente da anni, ma non si sa mai...), siamo stati nuovamente ed amabilmente salvati.
Meno male che a quel punto la giornata era davvero finita.

La spesa e il bollitore
Se vi occorresse mai comprare un bollitore sappiate che anche in questo caso ci sono regole orientali da rispettare.
Appena Marco si è avvicinato al reparto elettrodomestici – bollitori del Carrefour si è immediatamente dovuto adeguare alle abitudini locali: infilare il naso in ogni bollitore che ti viene proposto allo scopo di verificarne l’odore!
Se il bollitore costa davvero molto poco, dopo averlo annusato, il commesso te lo toglie dalla faccia –fortunatamente- e ti fa un espressione disgustata della serie “ma non vorrai comprare sta schifezza che olezza!”

sabato 3 febbraio 2007

Appunti di viaggio

E infine siamo partiti...


Sembrava materialmente non possibile, a dire la verità. Per tutta una serie di motivi, ad esempio perchè la mia scrivania dell'ufficio non sembrava voler perdere quell'aspetto da discarica abusiva che la contraddistingue e ne conferma l'impiego.





E poi ci si è messa pure Genova, non sotto forma di moti popolari bensì sfoggiando una di quelle viste che davvero mozzano il fiato a chi ci si imbatte, balbettando un ma dove diavolo sto andando...

Ovviamente così è andata, sono stato in Corso Italia cinque minuti a meditare, ho ripassato i duecentotredici motivi buoni che mi sono preparato per non incorrere in crisi di rigetto e, dopo averne vanificati più di metà, mi sono ricordato che avevo appuntamento con mia sorella. Il tempo di ripensarci proprio mi mancava!!!

E così è andata, ho vaporizzato le pratiche sulla scrivania e salutato alla bell'e meglio amici e colleghi, ho raccattato Simona che inveiva senza ritegno verso qualsiasi mia mossa o movimento, anche i tic e le manifestazioni della respirazione, e VIA! abbiamo imboccato la strada di Villa Scassi!!!
Lo scopo era chiaramente quello di medicare le ferite da arma da fuoco inferte dalla sopracitata in conseguenza della mia organizzazione boliviana prepartenza (nell'ordine: non fare nulla se non sei obbligato, fallo più tardi possibile se sei obbligato, fallo comunque in fretta e male se sei obbligato ed in ritardo). Passando di lì però abbiamo visitato quasi in diretta la piccola Bianca, stupenda primogenita di Maria e Mario. Che bello partire col cuore pieno...

L'idillio è durato un istante, ma è stato davvero commovente. Per alleggerire la tensione ci attendeva uno splendido volo Lufthansa, presumibimlente preciso e puntuale!
In ultima fila non si stava poi così bene, mi aspettavo meglio da sedili intagliati nei tronchi di acero della Foresta Nera a misura di vichingo... I pasti, da contendersi con i vicini poichè in ultima fila ti servono per ultimo e le porzioni scarseggiano come nel '44, hanno provato se mai ce ne fosse stato bisogno che è sempre meglio optare per la pace: non valeva davvero la pena lottare per l'intruglio chiamato pollo, nè per il liquame descritto come omelette.

In un attimo (?) siamo atterrati nell'accogliente aeroporto di Pudong, a poche decine di chilometri dal centro di Shanghai. La burocrazia cinese è snella ed efficiente come quella italiana, con l'aggravante che nel frattempo i funzionari imparano a memoria l'elenco del telefono: uscire dall'aeroporto col terrore di essere controllati alla dogana ha richiesto un tempo biblico ed interminabile, soprattutto per noi!

Finalmente siamo saliti in taxi, pronti alle quasi due ore di strada verso il centro e verso la nostra casetta: il tragitto ci ha ricordato in fretta che le cose sono cambiate, regalando scenari di ben diversa natura rispetto a quelli appena goduti!!!

In realtà, a guardare bene, ci sarebbe anche un tocco di romanticismo cinese: tra il grattacielo a punta piramidale (eccezionale, meriterebbe un servizio fotografico tutto per se!) e quello alla sua destra spunta una piccola, pallidissima luna che sembra chiedere permesso tra questi giganti di vetro e cemento. Ma forse non si vede neanche...

Insomma, alla fine siamo arrivati a casa!!!